Lettera aperta a seguito di quella indirizzata al Ministro Franceschini
dall’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e contemporanea.
Dopo la
lettera al Ministro Dario Franceschini ad opera del Gallerista Antonio
Battaglia pubblicata sul mio blogspot giorno 3 maggio 2020, francescocorreggiablogspot.com
della quale in tanti artisti abbiamo
condiviso il senso e che ha raccolto adesioni importanti anche da parte di
molti critici, collezionisti e operatori del settore, Artribune ha diffuso la
lettera dell’ANGAMC Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e
Contemporanea a firma del suo presidente Mauro Stefanini.
La lettera
indirizzata anch’essa al Ministro rivendica il ruolo strategico che le
gallerie hanno da un punto di vista economico e produttivo. Presente dal 1964 l’Associazione, considerata
un sindacato delle gallerie d’arte di rilievo, in questa lettera mette in evidenza
come la crisi vede strangolate la possibilità di sostenibilità e ripartenza per
questo settore rivolto in maniera specifica alle vendite di opere. Il
riferimento al settore commerciale, alberghiero ristorativo e fieristico cui
la lettera fa riferimento è del tutto fuorviante e non rende giustizia
dell’importanza che le Gallerie hanno da un punto di vista culturale e socio
economico. Le fiere dell’arte generano per le gallerie affari circa per il 70
% dell’intero fatturato prodotto dal comparto economico che le gallerie
rappresentano. Si legge nella lettera che l’inattività
di questo periodo e la conseguente perdita di entrate rendono sempre più
difficile per le medesime supportare i loro dipendenti e i loro artisti ora
che il meccanismo fieristico si è interrotto. Ma come sono soltanto le fiere
a determinare l’assetto produttivo e l’importanza delle Gallerie nel sistema
dell’arte?
La lettera
prodotta dall’Associazione appare insufficiente soprattutto perché parte da
un’Associazione che dovrebbe rappresentare non solo la Galleria come impresa
ma anche come luogo in cui si scambiano esperienze i diversi soggetti della
cultura e del mondo dell’arte: artisti, collezionisti, critici, storici scrittori,
pensatori, editori. Già da tempo il
Mondo dell’arte e mi riferisco soprattutto all’Italia è dentro un pantano
generalista e sempre più associato alle logiche di un mercato affidato
esclusivamente a finalità commerciali e fieristiche di basso profilo dove si importano
piuttosto che esportare opere d’arte.
Gli artisti
italiani capaci di competere a livello internazionale con i loro colleghi già
presenti nel panorama consolidato del mercato internazionale sono discriminati
proprio a causa della mancanza di confronto, di strategie adeguate a farli
conoscere, a promuoverli a renderli visibili sul piano internazionale. La
logica con la quale l’Associazione richiede interventi urgenti come la concessione
di esenzioni, momentanei blocchi dei pagamenti di mutui e utenze, la proroga
dei pagamenti F24 e altre eventuali imposte, e ancora interventi come l’art
Bonus, IVA primo mercato, IVA importazioni, Siae diritto di seguito peraltro
già operante anche per gli artisti visivi è vecchia e inadeguata ad una vera
richiesta di sostegno pubblico nel tempo dell’emergenza. L’art bonus poi è destinato alla
manutenzione e restauro di beni culturali pubblici non privati fatto da
donazioni. Esso ha una natura diversa rispetto ad un eventuale sostegno al
mercato dell’arte che deve favorire, gli artisti, i collezionisti e i
galleristi e gli stessi editori.
E’ giusto
e legittimo che si richiedano soluzioni in un settore che sembra abbandonato
a se stesso. Ma questi interventi devono fare parte di un insieme di
provvedimenti immediati che servono a costruire un progetto efficace per il
futuro, e non solo da attuarsi in base allo stato attuale di crisi. La vera
questione semmai sarebbe quella di attuare interventi strategici che ridiano significato,
slancio e visione alla dimensione culturale, operativa, internazionale del
sistema dell’arte nel suo complesso, sostenendo iniziative altamente significative
nel panorama della circolazione dell’arte e del suo rapporto con l’economia
di un paese come l’Italia. Basterebbe per esempio che lo stato stanzi una
somma per l’acquisito di opere delle
Gallerie e degli artisti residenti in Italia costituendo così una
propria collezione o ancora emanare
una legge che favorisca il collezionismo con incentivi e sgravi fiscali. Fra
l’altro norme che già funzionano in altri paesi Europei.
Va ribadito
comunque il concetto che, non sempre mercato e cultura vanno insieme e che la
logica produttiva e commerciale a cui si richiama la lettera non è sempre adeguata
alla dimensione di ricerca, e al ruolo che alcune Gallerie svolgono nel
promuovere e diffondere l’arte contemporanea italiana ma anche rispetto al
ruolo culturale che le medesime svolgono nel proporre la ricerca dei loro
artisti.
A livello
internazionale ormai le Gallerie operano sempre in sintonia con le
Istituzioni museali di Arte contemporanea, Fondazioni, Archivi, Centri di
Ricerca, svolgendo un ruolo di primo piano nella selezione degli artisti e
delle opere che sono sempre di più testimonianze del proprio tempo e
narrazioni veritative della cultura visiva e della realtà di un paese ma
anche di un’immagine del mondo. Ridursi a chiedere interventi di aiuto e di
sostegno alle Gallerie e di conseguenza anche ai dipendenti e agli artisti va
bene ma non va bene in sostanza la limitata visione culturale a cui la
lettera si richiama nel mischiare logiche di mercato meramente commerciali esistenti
ancor prima del coronavirus a dimensioni che hanno a che fare con la ricerca,
la cultura visiva, la storia, l’opera, la finalità del fare arte, l’attuale
economia finanziaria del mercato dell’arte.
Già prima
della pandemia la dimensione fieristica dell’arte era entrata in crisi come
erano entrati anche in crisi alcuni aspetti della sua circolazione, delle vendite on line e delle aste televisive di
opere d’arte. Ora proprio al tempo in cui occorrerebbero riflessione,
pensiero, sospensione e attenzione anche da un punto di vista di sostegno
alle imprese a cui le gallerie appartengono mescolare tutto insieme è un
danno anche da un punto di vista socio economico e non solo culturale.
Sarebbe importante
proprio in questo delicato momento dire che l’economia di un paese non si
misura sempre con i mercatini, il turismo di massa, le vendite on line, le
aste, gli apparti fieristici ma con un serio approccio sulle cose, con la
capacità di saper cogliere i cambiamenti e le energie che senza dubbio gli artisti
e tutto il mondo dell’arte sono capaci di mettere in campo.
Il vero
sostegno alla ripresa, dunque, viene da interventi che aiutino davvero Gallerie,
artisti e operatori del settore a migliorare lo stato di disagio in cui le
stesse oggi vivono questa crisi. Tale sostegno va inteso in una direzione
nuova e rispondente alla dimensione internazionale del sistema dell’arte, quella
di una virtù nuova, un valorizzare l’opera, le conoscenze, la dimensione
ontologica e teorica dell’arte.
Ciò è possibile se al contempo si è capaci
di operare a livello internazionale con proposte, progetti, ricerca ma anche con la
capacità di sapere interpretare il Mondo in cui viviamo e coglierne le novità,
le possibilità e il destino.
Francesco
Correggia
Milano 7
Maggio 2020
Immagine : Francesco Correggia, la falsa idea di progresso, cartone e libro, 2020
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Friday, May 8, 2020
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Mi unisco alla grave denuncia
ReplyDeleteDi Francesco Correggia