Friday, May 8, 2020






                


Lettera aperta a seguito di  quella indirizzata al Ministro Franceschini dall’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e contemporanea.

Dopo la lettera al Ministro Dario Franceschini ad opera del Gallerista Antonio Battaglia pubblicata sul mio blogspot giorno 3 maggio 2020, francescocorreggiablogspot.com della quale in tanti  artisti abbiamo condiviso il senso e che ha raccolto adesioni importanti anche da parte di molti critici, collezionisti e operatori del settore, Artribune ha diffuso la lettera dell’ANGAMC Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea a firma del suo presidente Mauro Stefanini.

La lettera indirizzata anch’essa al Ministro rivendica il ruolo strategico che le gallerie hanno da un punto di vista economico e produttivo.  Presente dal 1964 l’Associazione, considerata un sindacato delle gallerie d’arte di rilievo, in questa lettera mette in evidenza come la crisi vede strangolate la possibilità di sostenibilità e ripartenza per questo settore rivolto in maniera specifica alle vendite di opere. Il riferimento al settore commerciale, alberghiero ristorativo e fieristico cui la lettera fa riferimento è del tutto fuorviante e non rende giustizia dell’importanza che le Gallerie hanno da un punto di vista culturale e socio economico. Le fiere dell’arte generano per le gallerie affari circa per il 70 % dell’intero fatturato prodotto dal comparto economico che le gallerie rappresentano.  Si legge nella lettera che l’inattività di questo periodo e la conseguente perdita di entrate rendono sempre più difficile per le medesime supportare i loro dipendenti e i loro artisti ora che il meccanismo fieristico si è interrotto. Ma come sono soltanto le fiere a determinare l’assetto produttivo e l’importanza delle Gallerie nel sistema dell’arte?

La lettera prodotta dall’Associazione appare insufficiente soprattutto perché parte da un’Associazione che dovrebbe rappresentare non solo la Galleria come impresa ma anche come luogo in cui si scambiano esperienze i diversi soggetti della cultura e del mondo dell’arte: artisti, collezionisti, critici, storici scrittori, pensatori, editori.  Già da tempo il Mondo dell’arte e mi riferisco soprattutto all’Italia è dentro un pantano generalista e sempre più associato alle logiche di un mercato affidato esclusivamente a finalità commerciali e fieristiche di basso profilo dove si importano piuttosto che esportare opere d’arte.

Gli artisti italiani capaci di competere a livello internazionale con i loro colleghi già presenti nel panorama consolidato del mercato internazionale sono discriminati proprio a causa della mancanza di confronto, di strategie adeguate a farli conoscere, a promuoverli a renderli visibili sul piano internazionale. La logica con la quale l’Associazione richiede interventi urgenti come la concessione di esenzioni, momentanei blocchi dei pagamenti di mutui e utenze, la proroga dei pagamenti F24 e altre eventuali imposte, e ancora interventi come l’art Bonus, IVA primo mercato, IVA importazioni, Siae diritto di seguito peraltro già operante anche per gli artisti visivi è vecchia e inadeguata ad una vera richiesta di sostegno pubblico nel tempo dell’emergenza.  L’art bonus poi è destinato alla manutenzione e restauro di beni culturali pubblici non privati fatto da donazioni. Esso ha una natura diversa rispetto ad un eventuale sostegno al mercato dell’arte che deve favorire, gli artisti, i collezionisti e i galleristi e gli stessi editori.  

E’ giusto e legittimo che si richiedano soluzioni in un settore che sembra abbandonato a se stesso. Ma questi interventi devono fare parte di un insieme di provvedimenti immediati che servono a costruire un progetto efficace per il futuro, e non solo da attuarsi in base allo stato attuale di crisi. La vera questione semmai sarebbe quella di attuare interventi strategici che ridiano significato, slancio e visione alla dimensione culturale, operativa, internazionale del sistema dell’arte nel suo complesso, sostenendo iniziative altamente significative nel panorama della circolazione dell’arte e del suo rapporto con l’economia di un paese come l’Italia. Basterebbe per esempio che lo stato stanzi una somma per l’acquisito  di opere delle Gallerie e degli artisti residenti in Italia costituendo così una propria  collezione o ancora emanare una legge che favorisca il collezionismo con incentivi e sgravi fiscali. Fra l’altro norme che già funzionano in altri paesi Europei.


Va ribadito comunque il concetto che, non sempre mercato e cultura vanno insieme e che la logica produttiva e commerciale a cui si richiama la lettera non è sempre adeguata alla dimensione di ricerca, e al ruolo che alcune Gallerie svolgono nel promuovere e diffondere l’arte contemporanea italiana ma anche rispetto al ruolo culturale che le medesime svolgono nel proporre la ricerca dei loro artisti.

A livello internazionale ormai le Gallerie operano sempre in sintonia con le Istituzioni museali di Arte contemporanea, Fondazioni, Archivi, Centri di Ricerca, svolgendo un ruolo di primo piano nella selezione degli artisti e delle opere che sono sempre di più testimonianze del proprio tempo e narrazioni veritative della cultura visiva e della realtà di un paese ma anche di un’immagine del mondo. Ridursi a chiedere interventi di aiuto e di sostegno alle Gallerie e di conseguenza anche ai dipendenti e agli artisti va bene ma non va bene in sostanza la limitata visione culturale a cui la lettera si richiama nel mischiare logiche di mercato meramente commerciali esistenti ancor prima del coronavirus a dimensioni che hanno a che fare con la ricerca, la cultura visiva, la storia, l’opera, la finalità del fare arte, l’attuale economia finanziaria del mercato dell’arte.

Già prima della pandemia la dimensione fieristica dell’arte era entrata in crisi come erano entrati anche in crisi alcuni aspetti della sua circolazione,  delle  vendite on line e delle aste televisive di opere d’arte. Ora proprio al tempo in cui occorrerebbero riflessione, pensiero, sospensione e attenzione anche da un punto di vista di sostegno alle imprese a cui le gallerie appartengono mescolare tutto insieme è un danno anche da un punto di vista socio economico e non solo culturale.

Sarebbe importante proprio in questo delicato momento dire che l’economia di un paese non si misura sempre con i mercatini, il turismo di massa, le vendite on line, le aste, gli apparti fieristici ma con un serio approccio sulle cose, con la capacità di saper cogliere i cambiamenti e le energie che senza dubbio gli artisti e tutto il mondo dell’arte sono capaci di mettere in campo.  

Il vero sostegno alla ripresa, dunque, viene da interventi che aiutino davvero Gallerie, artisti e operatori del settore a migliorare lo stato di disagio in cui le stesse oggi vivono questa crisi. Tale sostegno va inteso in una direzione nuova e rispondente alla dimensione internazionale del sistema dell’arte, quella di una virtù nuova, un valorizzare l’opera, le conoscenze, la dimensione ontologica e teorica dell’arte.

 Ciò è possibile se al contempo  si è  capaci di operare a livello internazionale con  proposte, progetti, ricerca ma anche con la capacità di sapere interpretare il Mondo in cui viviamo e coglierne le novità, le possibilità e il destino.

Francesco Correggia
Milano 7 Maggio 2020

Immagine : Francesco Correggia, la falsa idea di progresso,  cartone e libro, 2020 







1 comment:

  1. Mi unisco alla grave denuncia
    Di Francesco Correggia

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