Saturday, December 12, 2020

Manuale della solitudine

Quando si sta soli non è proprio la solitudine che affligge, il fatto che essa sia irrisolvibile ma la consapevolezze che tutte le cose che hanno a che fare con la vita quotidiana siano come rallentate. Ogni accadimento diventa un macigno, sembra irrisolvibile. Ogni telefonata, notizia, cambiamento di programma diventa un problema , una specie di questione insuperabile. La solitudine ottenebra le energie, questo lo si sa. Ciò che non sappiamo e che non riusciamo a comprendere è l’energia oscura che dalla solitudine si sprigiona . Quella che ci riporta indietro che ci fa essere nel silenzio, nel vuoto. Ogni cosa può sembrare un enigma da risolvere, una nube incerta, un abisso insormontabile.
I piccoli incidenti, le variazioni esistenziali, i dissapori, diventano bestie feroci. Ci si ferma sulle piccole cose e si rimane fermi, senza trovare una via d’uscita. E’ terribile soprattutto quando neppure la lettura, l’arte, la musica ti vengono in soccorso. Bisogna fare uno sforzo enorme per gettarsi fra le braccia della poesia, della letteratura e dell’arte per potersi salvare. Molte volte capita che non basta neppure quello.
Rimane poco e il tempo sembra annullarsi. Non ce ne importa molto. Viaggiamo secondo ritmi non convenzionali dove non c’è progressione, passaggio, futuro ma quel che è peggio non c’è presente. Il tempo dell’istantanea, dell’immediato si è eclissato. Siamo nel deserto, alla ricerca di una qualche forma di vita con cui poter conversare, scambiare esperienze, solitudini. Siamo al capolinea là dove la depressione s’insinua feroce e la solitudine si trasforma in malattia. Tocchiamo il fondo quando cominciamo a pensare che tutto è contro di noi, che ogni persona è un avversario che il mondo e la stessa vita tramano contro di noi. Forse è lo stesso Dio che vuole umiliarci così come ha fatto con Giobbe. Vuole che tu stia solo, vuole che tu non abbia scampo e neppure speranza.
Il limite lo si raggiunge quando si è vecchi. Sarebbe più opportuno dire quando gli altri ti fanno sentire un vecchio anche se hai ancora tante energie, anche se sai che puoi dare tanto e dire tanto. Qui la solitudine diventa mostruosa. I media, le reti, i social sono ancora più terribili; sono essi che pronunciano la tua condanna e soprattutto il tuo isolamento.
Si salvano solo quei vegliardi che appaiono in televisione o sulle reti sociali. Sono loro a rimarcare, senza dubitare un istante, che sono gli altri ad esserlo, che bisogna stare attenti, che il problema è il vostro. La lista degli anziani morti per il Covid viene esposta come una specie di bandiera. I depressi fra i cosiddetti vecchi aumentano e per questi non si trova un vaccino. Mentre i giovani li si fa sentire dei quasi immortali, Non ci si rende conto che siamo tutti mortali e la solitudine così come la morte, prende tutti, giovani e vecchi. anche se in modi differenti.
Bisogna allora accettarla la solitudine, più la si combatte più la si favorisce. Occorre dunque saperla trasformare in energia positiva. Dalla materia oscura a quella dell’universo visibile. Bisogna portare luce alla propria solitudine, avvicinarla a quella degli altri, senza abbandonarla, senza perderla o superarla, ma coltivarla come un bene prezioso, svelarla, levarla dalla nicchia dove è racchiusa e portarla a essere energia svelante, cangiante, portatrice di bene.
Si è soli davanti al potere, davanti alla corruzione, davanti alla politica, davanti ai soprusi, si è soli non perché nessuno ti aiuta o perché c’è il virus o siamo diventati vecchi ma perché c’è indifferenza verso gli altri, se stessi e il pianeta. A volte non sappiamo di essere soli. Pensiamo di poterla superare questa solitudine con gli amici, con il sesso, con il gioco con il divertimento, i riti sociali, ma non è così che si supera ciò che ci accompagna da sempre.
Proviamo invece a immaginare la solitudine in maniera differente. Leviamola dal sepolcro poetico a cui è confinata. Proviamo a immaginare che essa possa essere quella luce che ci rende fratelli; quella luce che improvvisamente fa sì che la morte sia ora dischiusa come un dono e non solo come una certezza della nostra vita giunta al termine. Immaginiamo di viaggiare nel cosmo, di frequentare le vette dell’intangibile, di raggiungere terre lontane, di non avere più corpo, né respiro, né tempo. E’ questo il segreto della vecchiaia, che gli altri non possono conoscere. E’ questa la rivincita dell’essere vecchi: la vera solitudine che si fa beffe della morte.
Neppure l’arte saprebbe fare di meglio.
Immagini: 1- Caspar David Friedrich, donna alla finestra 1822 2 - Sara Stolfa, ritratto di Monica Pace, 2012 3 - Edgar Degas, l’assenzio, 1875, 4 - David Hopper, Excursion into Philosophy, 1959 5 - Tina Modotti, in Roy Clements’ The Tiger’s Coat, 1920 6 - Alberto-Sughi, la-finestra sul mare1995 7 - August Sander, Befunky, collage, particolare, ca 1930 8 - Ellsworth Kelly, accanto ad una sua opera, 1999 9 - Francesco Correggia, Remove, 2018