Saturday, October 17, 2020

Storie mai raccontate Marginalia Nel proliferare della comunicazione in rete, sui social, nei media televisivi molte sono le storie non dette, accadimenti veri che sono stati quasi occultati, tenuti nascosti. Una di queste storie che qui vogliamo narrare è la storia di un gruppo di giovani artisti calabresi che negli anni settanta si sono distinti con le loro operazioni e azioni nel panorama di quel tempo dell’arte contemporanea. Negli anni settanta in Calabria non c’erano strutture permanenti per l’arte contemporanea né tanto meno Gallerie, o spazi espositivi di un certo rilievo. Non esisteva una cultura dell’arte moderna e contemporanea. Furono istituite invece per volontà politica due Accademie di Belle Arti; una a Reggio Calabria e un’altra a Catanzaro. Fu proprio all’Accademia di Catanzaro che nel 1975 s’incontrarono un gruppo di giovani che ebbero modo di discutere e confrontarsi sulle teorie dell’arte e soprattutto sul senso del fare arte nel sud. Tra Cosenza e Catanzaro nacque un laboratorio d’idee che fu anche un tentativo di misurarsi con le problematiche del territorio e mi riferisco soprattutto alla questione meridionale, al rapporto con il pubblico e le problematiche sociali. Ciò che interessava era indagare sui bisogni e le domande degli abitanti dei paesi, dei piccoli centri rurali emarginati, la loro vita reale, le persone, i contadini, con chi non aveva avuto alcuna occasione per esprimere le proprie idee, dialogare con loro, confrontarsi, sapere.
La finalità era di far prendere coscienza non solo delle problematiche dell’arte che per quei giovani erano anche quelle sociali, antropologiche ed economiche ma di aprire una discussione sui temi caldi di quel periodo: l’ambiente, i bisogni, le aspettative, la politica e i desideri, l’arte. D’altra parte iniziò anche un’esperienza di rapporti e di dialogo con le stesse Istituzioni pubbliche, Comuni, Provincie e Regione. Le nuove esigenze culturali richiedevano un impegno sociale e artistico continuo e senza reticenze. Per quei giovani si usciva dall’abbandono e dalle mafie locali con la cultura attraverso la creazione di spazi pubblici per l’arte contemporanea (musei, fondazioni e strutture miste fra archeologia, paesaggio, territorio e arte). Fu proprio da queste spinte che nacquero successivamente a Catanzaro spazi sull’arte contemporanea come il parco Archeologico della Roccelletta, il Marca, il Polo espositivo di San Giovanni, il Maon a Cosenza.
In questo contesto si deve collocare il rapporto degli artisti che operavano sul territorio con la critica che allora era chiamata militante. Tale rapporto ad ogni modo non era mai di sudditanza bensì di confronto aperto sulle questioni in atto che riguardavano soprattutto il ruolo dell’artista e il senso del fare arte e la sua dimensione ontologica. Nel 1976 nasce pagine 76 una rivista teorica di critica e riflessione sull’arte e i suoi aspetti antropologici e sociali. Fondata da Giuseppe Attivissimo e Francesco Correggia la rivista esplorava i nuovi territori della rappresentazione, visiva ed estetica con particolare riferimento alla semiotica e al segno. Nel 1977 Correggia, Attivissimo e Pancari furono invitati, a Napoli da Filiberto Menna all’Università popolare per una Performance dal titolo Segno, Territorio, Avanguardia.
E’ dell’anno 1979 la mostra dal titolo: Della pittura il margine con testi teorici di Francesco Correggia e Luigi Magli. L’esposizione si tenne a Catanzaro con la collaborazione dell’Accademia, il cui Direttore era Carmine Di Ruggiero, astrattista di rilievo dell’arte astratta italiana, nelle sale del Circolo Unione, Palazzo Fazzari, sede per lo più di mostre di figurazione. Oltre ai due artisti che avevano redatto il testo manifesto, l’esposizione vedeva la presenza di Francesca Alfano Miglietti, Rocco Pangaro, Paolo Pancari, Giovanni Vatrella. Già a partire da questa mostra si teorizzavano e s’indicavano le linee programmatiche e i contenuti di Marginalia in una dimensione problematica di un nuovo agire dell’arte che aveva come questione centrale la questione dei fondamenti e il pensiero filosofico sull’arte.
Si trattava di una nota a piè pagina ancora densa di possibilità e di dinamiche inesplorate. Questa era la premessa di Marginalia. Nel 1979 seguì la mostra Pittura Nuova Calabria a Napoli presso la Galleria Ellisse. Vi esposero Magli, Correggia, Pangaro, Pancari, Vatrella che costituivano il nucleo iniziale di Marginalia. Nel 1980 gli stessi artisti pubblicarono: Manifesto numero due con il quale, invece della solita mostra nelle sale della provincia di Catanzaro, s’indicavano e si esponevano gli intenti del gruppo denunciando l’assenza delle Istituzione pubbliche sull’arte contemporanea e la mancanza di strutture Istituzionali adeguate per promuoverla. La sala dove si sarebbe dovuto inaugurare la mostra rimase vuota con le pareti bianche. Fu esposto all’ingresso solo il manifesto e distribuito un ciclostile. Le polemiche divamparono. Nello stesso anno 1980 si tenne Marginalia una mostra sul rapporto Luogo/opera l’opera/luogo sempre con Correggia, Magli, Pangaro, Pancari, Vatrella. L’iniziativa comprendeva una mostra e un dibattito pubblico su Operatori visivi ed Enti pubblici Interazione, e/o autogestione? Parteciparono all’incontro artisti, studiosi di antropologia e operatori culturali. In questo contesto si volevano mettere a fuoco le problematiche e le situazioni affrontate già da tempo dal gruppo. Fu il momento di un agire poetico e politico, visivo e culturale che partiva dal territorio e dai margini del sistema dell’arte per espandersi senza confini. La scelta fu quella di operare non solo al margine di una pagina già scritta ma di rovesciare il rapporto dell’opera con il luogo. Non più l’opera nel luogo ma il non luogo che diventava luogo, dal luogo all’opera e dall’opera al non luogo. Ruderi, territori abbandonati, pezzi di paesaggio sepolti dall’incuria diventavano così i veri supporti dell’opera anzi erano l’opera. L’intento degli artisti non era quello di operare per avere una visibilità, una riconoscibilità immediata e un successo nel sistema dell’arte che si andava delineando ma piuttosto operare in un varco silenzioso, discreto, senza vincoli e utilitarismi per una riflessione sull’arte profonda e autentica.
Marginalia si tenne presso il Comune di San Lucido nella provincia di Cosenza, dove ancora si stavano svolgendo i lavori di recupero delle sale adibite per il Comune. In quelle stanze e nei lunghi corridoi c’erano ancora gli attrezzi dei muratori e le macerie accatastate negli angoli. Più che una mostra era un inoltrarsi ai bordi dell’arte. Si operava intorno al rapporto del Luogo come spazio originario e l’Opera come processo critico e dialettico del suo farsi, senza altra finalità se non il rapporto con l’origine dell’accadere; opera che poteva solo divenire e mostrarsi nel luogo stesso del suo essere in contatto con lo spazio fisico, come appunto non luogo dell’arte. Dalla fisica alla metafisica e dall’ermeneutica all’arte, l’opera così si trasformava nel luogo stesso dell’accadere. Questo fatto, nuovo per quell’epoca, fu un momento straordinario di risposta all’arte povera vezzeggiata dai critici, all’arte privilegiata dalla comunicazione e dagli spazi istituzionali e privati. Marginalia divenne così un fare poetico senza condizionamenti, un agire trasversale interrogante, la terza via che in quegli anni si poneva come situazione, fra l’Arte povera e la Transavanguardia. La condizione di mancanza dei luoghi tradizionali dell’arte era ribaltata in una situazione non poverista ma filosofica, all’interno del pensiero sull’arte e della critica alla comunicazione di regime. Il comune di San Lucido divenne una specie di punto di riferimento per l’arte contemporanea, grazie anche a Francomà che lavorava negli uffici di quel comune, anche lui pittore, performer e solidale con il gruppo.
San Lucido è un piccolo paese sul mare Tirreno tra Paola e Cetraro, le sue spiagge interrotte da piccole scogliere che s’infilano nel mare sono mete di vacanzieri napoletani e romani. In questo posto come per incanto si ritrovarono artisti, critici, galleristi e antropologi per dibattere sulle cose dell’arte. Per le strade del centro storico in estate si potevano incontrare i Pellegrino che avevano la loro Galleria a Bologna e che erano molto interessati a quegli artisti che provavano ad uscire dall’isolamento senza piangersi addosso. A San Lucido era facile incontrare critici come Filiberto Menna, il giovane Gabriele Perretta, l’antropologo Luigi Lombardi Satriani. Nel 1983 Luigi Magli e Francesco Correggia i teorici e i protagonisti di Marginalia inventarono a Catanzaro uno spazio laboratorio di confronto, di idee e problematiche sull’arte contemporanea chiamato Studio Garage. Lo spazio rigorosamente tutto bianco dal pavimento al soffitto diventò un punto di riferimento per artisti e giovani collezionisti che cominciavano ad avvicinarsi all’arte contemporanea. Tra le mostre di rilievo che ebbero un impatto importante sulla città ricordiamo le mostre di Arnulf Rainer e Marco del Re e quella dedicata agli artisti francesi di Figuration libre, con Robert Combas, Rémi Blanchard, François Boisrond e Hervé Di Rosa. Mostra che si tenne poi a distanza di dieci anni preso la Galleria Marconi a Milano. Né possiamo non tenere presente una serie di incontri, e seminari dal titolo Il corpo dell’arte condotti dallo storico e critico dell’arte Arcangeli Izzo.
Nel 1982 fu coinvolto nel progetto Marginalia Tonino Sicoli che all’epoca scriveva per Paese sera. Ne nacque una collaborazione a tutto campo che ancora dura adesso. Sicoli era l’unico critico calabrese aperto all’arte contemporanea con cui poter lavorare su una linea di ricerca comune. Occorre anche dire che la critica ufficiale non era chiusa nel tempio di una supponente superiorità storica e formale ma si confrontava con gli artisti andando a visitare i loro studi per capire ciò che succedeva appunto al Sud, nella periferia dell’impero. Critici come Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Maurizio Calvesi, Carlo Giulio Argan erano molto attenti e sensibili alle problematiche sociali e antropologiche su cui quei giovani operavano, sperimentando itinerari di confronto originali. Era una volontà molto sentita in quel periodo, di un operare in profondità, in una specie di azione etica e di un agire politico. Da una parte c’era la necessità di affrontare questioni comuni sul piano della riflessione estetica ed etica dall’altra vi erano le politiche del recupero, dell’ambiente, del paesaggio, delle periferie, del territorio in una dialettica costante fra arte e politica, marginalità e centralità, contaminazione e territorio. La periferia, considerata marginale rispetto ai processi in corso di un’arte sempre internazionalizzata, poteva giocare un ruolo considerevole nelle dinamiche del mondo dell’arte anche in una condizione post-moderna del sapere così come si andava prefigurando dopo la pubblicazione del celebre libro di Lyotard: La condizione post-moderna. Da questa intesa con Sicoli nacquero situazioni specifiche sul territorio che coinvolgevano paesi del sud abbandonati e privi di motivazioni culturali.
Nel 1983 al Comune di Luzzi provincia di Cosenza si tenne una mostra dal titolo; Dai Margini l’arte con la presenza di G.C. Argan, Renato Barilli, Maurizio Calvesi, Enrico Crispolti, Filiberto Menna. Seguirono interventi sul Territorio al Comune di Cervicati, Maledizione e riscatto al comune di Aprigliano, la mostra L’erranza poetica presso la Congrega di Santa Maria Maggiore al Comune di Taverna, la mostra: La questione post-meridionale a Martirano provincia di Catanzaro, Ricerca artistica e identità culturale fra vecchio e nuovo meridionalismo con Filiberto Menna, Massimo Caccciari, L.M. Lombardi Satriani, Alberto Asor Rosa. Tutte mostre curate da Tonino Sicoli.
Anche se la questione meridionale rimaneva al centro degli interessi, non ci si sentiva più solo meridionali nei comportamenti e nelle logiche dei rapporti fra artista e Istituzioni pubbliche, ma impegnati in un processo di trasformazione, di liberazione sia rispetto alle pratiche desuete dei linguaggi artistici sia rispetto alla riflessione teorica più in generale. A Roma nel 1983 questa condizione dell’artista che operava in territori isolati e ai margini dei potentati economici fu messa in evidenza con una mostra e un dibattito pubblico negli spazi del Centro Di Sarro. La mostra dal titolo I Post-meridionali fu ideata e curata sempre da Tonino Sicoli con Filiberto Menna e Enrico Crispolti. Nel catalogo i testi di Menna e Crispolti testimoniarono la consapevolezza e la dimensione alta di quella situazione. Nel 1984 a Catanzaro nelle sale di Palazzo Galluppi, ex sede storica del Liceo Classico si tenne poi la mostra dal titolo Fall Out, aspetti inediti dell’arte internazionale senza centro e periferia con la quale l’esperienza maturata negli anni ottanta e prima ancora negli anni settanta con Marginalia trovarono una sintesi. Alla mostra collaborarono fra gli altri Frans Haks Direttore del Museo d’arte contemporanea di Groningen, Peter Weiermair Direttore del Kunstverein di Francoforte, la Galleria Grita Insam Vienna, la galleria AK di Francoforte e la Galleria Pellegrino di Bologna.
Fu da queste esperienze maturate in quegli anni che nacquero molto tempo dopo: Intersezioni tra arte e Archeologia nel parco archeologico della Roccelletta a cura di Alberto Fiz, il Maon a Rende diretto da Tonino Sicoli con la collaborazione di Luigi Magli e lo stesso Museo Marca a Catanzaro. Si deve sempre dire con la consapevolezza che la storia sia in qualche modo, al di là di ogni sua interpretazione, portatrice di verità che fu proprio con lo studio Garage e con gli artisti di Marginalia, Luigi Magli e Francesco Correggia in primis che nel 1983 nacque il primo progetto fra arte e Archeologia concepito per la zona archeologica di Scolacium, proprio nello stesso luogo che poi sarebbe diventato Parco archeologico della Roccelletta. Il senso del progetto era l’incontro fra Arte contemporanea e Archeologia, fra gli itinerari del passato ancora da scoprire, il percorso degli scavi e l’intervento degli artisti sul luogo. Il progetto si chiamava Eleusis un passaggio nel contemporaneo.
Il curatore di quel progetto doveva essere Achille Bonito Oliva, il quale arrivò in Calabria per visitare i luoghi e gli spazi e organizzare l’evento riprendendo gli itinerari del celebre libro di Goethe Viaggio in Italia 1786/1788. Ci fu un incontro con l’Assessore alla cultura della provincia di Catanzaro per la sua realizzazione. Purtroppo i tempi non erano maturi e il progetto saltò. Il giovane Architetto, Maurizio Rubino al quale Francesco Correggia insegnava Storia dell’arte moderna e contemporanea e che doveva per quell’evento occuparsi delle installazioni degli artisti divenne Assessore alla Cultura della Provincia di Catanzaro. Fu lui a chiamare Alberto Fiz e a rendere possibile Intersezioni. Fiz divenne anche il curatore del Marca di Catanzaro. Correggia nel 1984 si traferì a Milano come docente all’Accademia di Belle arti di Brera dopo le delusioni e le incomprensioni vissute a Catanzaro.
Non è vero che le situazioni nascono dal caso, improvvisamente e come per incanto dal nulla. Le svolte poi non sono mai decisive se non s’interroga la storia e non ci si ricorda di ciò che è stato. C’è sempre qualcuno o qualcosa che lascia una traccia, un segno, semina un terreno, inizia un’avventura, un percorso. Se bisogna lasciare qualcosa in eredità ai giovani e a chi verrà dopo occorre che i testimoni, finché ci sono, raccontino i fatti accaduti, riportino documenti, date, teorie e contenuti di quelle tracce e di ciò che è stato.
Immagini: 1 Manifesto: Della pittura il margine 2 Luigi Magli, Pratica astratta di un senso, Installazione ambientale, 1978 3 Correggia, l’impossibilità possibile, Schermografia e scritture, 1978 4 Giovanni Vatrella, senza titolo, 1978 5 Rocco Pangaro, senza titolo, installazione, 1978 6 Esposizione Manifesto N°2 , 1980 7 Paolo Pancari, lellera, San Lucido, 1980 8 Interventi ambientali, Correggia, Magli, Pangaro, Pancari, Vatrella, 1977 9 Convegno Marginalia, sono riconoscibili da sn. verso destra: Vatrella, Iaccarino, Pangaro, Magli, Il sindaco Emanuele Amendola, Correggia, Giulio Palange . 1980 10 Magli, azione, san Lucido 1978 11 Pangaro, part. installazione, San Lucido, 1978 12. Vatrella, senza titolo, 1979 13 Scorcio installazione, Correggia, Marginalia, San Lucido, 1980