Quello
che accade a Milano è il sintomo di una volgarità diffusa che si sta riversando
su tutto il paese e che proprio in questa città assume toni esasperanti. Oltre
che ospitare eventi mondani dedicati alla moda in spazi importanti sia da un
punto di vista estetico che monumentale, di recente questo vezzo si è
trasformato in volgarità esasperata, in una specie di vandalismo della comunicazione.
È il caso della festa dell’Estetista Cinica alla Biblioteca Braidense di
Brera. Per
il lancio di un nuovo progetto spagnolo,
l’Estetista ha scelto una location storica unica per i
festeggiamenti: la Biblioteca Nazionale Braidense e il cortile d’onore di Brera. Certo il divertimento
festaiolo, l’aperitivo non si negano a nessuno ma ciò che vogliamo dire è che ormai si è raggiunto l’apice della
supponenza e della volgarità che dal web
e dai social scorre inarrestabile sulle
nostre vite come un fiume nero che tutto inghiotte. Che Lilia Fogazzi l’imprenditrice
estetista abbia trovato il modo tutto
suo di guadagnare sui social e sia diventata una celebrità, può anche essere
plausibile, anche se non condivisibile, nel mortale e amorale gioco degli
influencer. Ciò comunque non giustifica che questa orda di nuovi barbari possa impossessarsi,
anche solo per una serata, di luoghi
pubblici di alto valore simbolico come la Braidense.
Chi
ha consentito questo scempio? L’attuale direttore della Braidense un certo
Angelo Crespi sostiene che affittare lo spazio per manifestazioni di quel tipo
è sempre accaduto e che normalmente i proventi di queste serate sono destinati
a sponsorizzare la cultura. Quanto di più menzognero. Che tipo di sponsorizzazione
è mai questa e la cultura si è proprio certi che debba essere sponsorizzata con
tali spettacoli e poi di quale cultura si tratta? È dalla riforma Franceschini che la concessione di luoghi in
affitto da parte delle istituzioni culturali rappresenta una voce di bilancio
per finanziare restauri, conservazione, valorizzazione. Ma siamo proprio certi
che è così che si valorizza il nostro patrimonio culturale e artistico, con le sfilate di moda, con i banchetti, le cene
lussuose? O non è anche questa una
trovata pubblicitaria che in sostanza è quella della logica del guadagno,
del denaro e di un sistema panottico che tutto controlla?
Che
i prodotti della Estetista Cinica siano in crescita nelle vendite on line
grazie alla comunicazione sui mezzi digitali tanto da essere quotata in borsa è
fuori discussione. Ciò comunque non
toglie che non gli si può consentire di invadere la vita dei cittadini, di abbagliarli , di umiliarli con modi osceni di occupare spazi pubblici, beni architettonici storici ,
artistici a fini festaioli e
pubblicitari di basso profilo anche se con la dichiarata finalità di
dare un sostegno alla cultura.
Qui ci vuole responsabilità morale a dichiarare questi scopi. Il rapporto fra privato e pubblico, in questa città è andato tutto a favore del privato che nel nome di un’azione benefica, quella di sostenere il pubblico, invade, trasforma, occupa spazi e gestisce economie e immobili. Tutti sono a conoscenza che a Milano è ormai difficile trovare un appartamento a prezzi ragionevoli. La città è diventata un centro di produzione del lusso e del divertimento, altro che produzione sostenibile.
Tutto concorre ad una distruzione immane, ad un Restyling di facciata,
ad un turismo di massa, a una ristorazione ossessiva a cui siamo sottomessi nel
nome di una felicità annunciata, di un modello da seguire, quello di una città
dai ritmi di produzione alta. Ma che senso ha tutto questo se poi alla fine
siamo in mano ad una scellerata vertigine, ad un gioco di simulazioni, dove il potere
fa parte proprio dell’orizzonte sacro dell’apparenza e la povertà aumenta, le
diseguaglianze sociali crescono. Gli apparati della comunicazione; dal web alla
televisione fino all’editoria non sono solo la manifestazione dell’eccesso,
della menzogna e della banalità sistematica ma anche sono ciò che travolge il
senso, la storia, la bellezza. Gli stessi apparati costituiscono un vero e
proprio sistema repressivo rispetto a chi non è in sintonia con quella logica.
Chi
ha incarichi di responsabilità istituzionali dovrebbe mantenersi fuori dalla
dimensione fagocitante del denaro, delle apparenze, dai dispositivi, dagli
imperi mediatici del web, dei simulacri e prendersi cura dell’integrità
fondante del bene che gli è stato affidato. Proteggerne l’immagine, la storia e
la stessa parola fondante.