Tuesday, October 10, 2023

La poetica della réverie

La decisione di cambiare casa è stata presa. Non so dove andrò ad abitare e in quale luogo sistemare i miei quadri. Mi sono già messo al lavoro, Ho riadattato la mia camera da letto in studio e smontato le librerie. Il corridoio è ancora ingombro di quadri grandi che non so dove sistemare. Intanto i libri li ho messi in fila l’uno sull’altro appoggiati al muro verso l’alto. Ho potuto gustare il piacere di riguardarli e ricordare le date e il periodo in cui li avevo letti. Fra questi mi è capitato fra le mani un libro che mi ha accompagnato per molto tempo nei miei anni giovanili. Subito la copertina mi ha sollecitato immagini del passato. Ho sfogliato il prezioso libro con avidità, Le pagine erano vissute e segnate con alcuni miei appunti. Ne ho rilette alcune e subito mi è sembrato di viaggiare nel tempo. Il libro a cui mi riferisco e che ha risvegliato la mia anima ha per titolo: La poetica della réverie di Gaston Bachelard. Perché proprio questo libro mi ha commosso e aperto universi che avevo già vissuto rispetto ad altri libri ben più importanti che hanno influenzato il mio pensiero e il mio modo di essere?
Sono sempre stato un sognatore. Fin da bambino mi divertivo a giocare senza giocattoli inventandomi oggetti, cose e nomi che riempivano la mia stanza. Dov’è finito quel ragazzo? No, non è proprio sparito. Egli è ancora qui con me, mi conforta e mi aiuta e la scoperta di questo libro me lo conferma. Quel libro quando l’avevo letto per la prima volta mi aveva aperto un mondo razionalizzando e raccontando quello che solitamente consideriamo una sfera inconscia irrazionale che non sempre ci appartiene, quella del sogno e della sua poetica. Il sognatore di quel tempo giovanile e quello di adesso ora sembrano ricongiungersi in una nuova orbita poetica.
La formazione di Bachelard fu prevalentemente scientifica (laurea in Scienze matematiche ma il suo insegnamento alla Sorbona nel (1940-1954) ebbe carattere filosofico ed epistemologico tanto da influenzare pensatori come Foucault, Derrida, Deleuze, fino ad Althusser e Lacan. Eppure sembra oggi abbastanza dimenticato.
La réverie è uno stato straordinario di veglia. Solitamente prende i sognatori al mattino. Non si è ancora svegli e la nostra coscienza sembra riprendersi, ciononostante siamo in quella condizione in cui siamo ancora dormienti. Si continua a sognare abbandonandosi al suo flusso quasi ad occhi aperti. Non sogniamo veramente, fantastichiamo, immaginiamo, godiamo di quel flusso che ci lascia vivere in un cosmo nuovo. Esso ci rigenera. La differenza fra sogno e réverie è che in genere scrive Bachelard i mostri appartengono alla notte, al sogno notturno mentre nella réverie, l’universo riceve un’unità di bellezza prima di svegliarci del tutto. Ciò che si presenta ai nostri sensi è una specie di cosmo, immaginazione che crea immagini, bellezza che ci prende per mano e ci accompagna. La réverie è femminile, è accogliente mentre il sogno è maschile, irruente a volte distruttivo. Ad ogni modo nella réverie sembra stabilirsi un patto, un’armonia creativa dove femminile e maschile si completano. È l’arte di vedere bello come la volontà del pittore al lavoro.
Esiste, scrive ancora Bachelard, una réverie dello sguardo vivo, una réverie che si anima nella gioia di vedere, di vedere chiaro, di vedere bene, di vedere lontano e questa gioia è più accessibile, al poeta e al pittore, anche se Bachelard nel suo libro accorda più importanza al poeta. Del resto gli sfuggiva che il pittore ha una poesia tutta sua, non soltanto visibile ma invisibile dove la parola stessa diventa visione. È lo sguardo che abbraccia la parola e diviene visione, principio cosmico. Non è forse un cosmo che il pittore vuole farci contemplare e non è forse il medesimo lo stesso cosmo dei poeti? Ciò che li accomuna è proprio il progetto poetante, la réverie poetica. Tutto ciò che brilla vede e non c’è nulla al mondo che brilli più di uno sguardo, così si traduce il teorema della réverie di visione. Il sognatore ad occhi aperti non è passivo nella contemplazione ma si fa corpo del mondo. Nella vita cosmica, immaginata, immaginaria i diversi mondi spesso si toccano, si completano. Le réverie dell’uno spesso chiama la réverie dell’altro. L’uomo nella réverie si ritrova a incontrare il cosmo. Quel cosmo il cui lo spazio è senza orizzonti, in cui il soggetto si perde e si ritrova nei suoi elementi ancestrali. Qui il presente si confonde con il passato una verticale che ci fa incontrare esseri sconosciuti, disincarnati ma dei quali conserviamo traccia. La réverie poetica è questo cortocircuito fra l’esperienza quotidiana e l’aldilà, il che ci fa vivere momenti di straordinaria bellezza. È di questa che abbiamo bisogno senza di essa il fare dell’arte diventa spento, esercizio retorico e banale della ripetizione standardizzata. Nell’epoca delle nuove tecnologie robotiche avremmo bisogno di un tuffo nel cielo, sognare non macchine, ma universi ancestrali, mondi, isole, le prime parole. È la réverie poetica che ridà vita al mondo.
Ho sfogliato il libro con ingordigia. Ai miei tempi giovanili era molto letto e citato, ora sembra sparito inghiottito da quella melma oscura dei social, degli schermi, della realtà virtuale, Una malinconia ha afferrato la mia anima scorrendo quelle pagine che avevo sottolineato cercando di catturarne il senso, Mi sono sentito come un assetato appena arrivato alla fonte di Lethe, il fiume della dimenticanza narrato nel mito di Er di Platone nella Repubblica. Occorre bere poco l'acqua del fiume per ricordare, chi beve troppo dimentica tutto ed è costretto a reincarnarsi. Il flusso della memoria mi invitava a non bere di quell’acqua altrimenti avrei perso quel dono di conoscenza poetica e sarei dovuto tornare indietro, Mi sono trattenuto. Mi è sembrato che l’acqua e il cielo si fossero congiunti in quella malinconia. Ho portato con me quel libro come fosse un pharmakon tra cura e veleno come sostiene quell’altro importante libro di Derrida, dal titolo la Farmacia di Platone. Poi l’ho riposto in fila fra i libri che si erigevano verso l‘alto come cimeli, cattedrali nel deserto. Ricordare è rivivere insieme il passato, il presente e il futuro in una réverie poetica. Questo è il senso della nostra esistenza. Ora devo solo cambiar casa.
Immagini: Opere e installazioni di Francesco Correggia