Friday, March 5, 2021

Omaggio a Tonino Sicoli di Francesco Correggia
Il dolore per la morte di un amico ci chiama ad un senso di responsabilità, ad una specie di fedeltà nel lutto. E’ trascorso più di un mese dalla scomparsa di Tonino Sicoli, ma i discorsi, i progetti che abbiamo condiviso continuano a rimanere vivi. La stessa finitezza della vita è coinvolta in tali discorsi. Ora che il tempo sembra arenarsi nel tragitto del prima e del dopo, del passato e del futuro, c’è questa eternità del vincolo che si rinnova. Tutto ciò non porta alla trascendenza, al credere ad una nuova vita oltre la morte ma alla fede del valore del passato, all’importanza di portare con noi nel futuro idee, pensieri e progetti, pur nella finitezza del tempo. E’ per questo che ti scrivo ora, mio caro amico.
Te ne sei andato prima che una volta ancora io potessi parlare con te, scambiare qualche riflessione sul futuro, sulle cose da fare. Te ne sei andato e quando pensavo di chiamarti al telefono tu non c’eri già più. Con Tonino Sicoli è scomparsa non solo una figura di primo piano nel panorama della dell’arte calabrese e non solo, un interprete appassionato dell’arte moderna e contemporanea, ma un fraterno amico. Per molto tempo sono stato quasi immobilizzato dalla sua scomparsa, non sapevo come parlarne senza farmi prendere dall’angoscia, dall’emozione. Poi dopo qualche settimana mi sono fatto coraggio e ho pensato di scrivere qualcosa su di lui che non fosse solo una celebrazione retorica di colui che è stato e ora non è più ma come se lui fosse ancora presente, ancora con noi e continua a parlare, a scrivere, a commentare, a inventare progetti futuri. Ed è così che ne voglio scrivere. Come si fa a scrivere di Tonino Sicoli senza pensare alla Storia che abbiamo condiviso, in cui ci siamo impegnati fin dal 1983? In quegli anni la Calabria era un luogo geografico, politico e metafisico intenso e ricco di energie e possibilità e non solo una regione impoverita. Essa , proprio in quel periodo quando cominciavamo a frequentarci, dopo Marginalia, vedeva nascere con Tonino una stagione di ipotesi, interventi pubblici sul territorio, proposte e progetti che sono stati rilevanti sul piano nazionale e che poi sono serviti da base e fondamento delle avventure poetiche successive a cui giovani artisti, collezionisti e qualche politico si sono ispirati.
Senza la storia non si può pretendere di fare cultura e di levarsi dalla sacca della dimenticanza o ancora peggio dalle generalizzazioni e improvvisazioni. Tonino Sicoli non è stato solo un critico tra i tanti, un militante come erano chiamati i critici impegnati di quell’epoca come Crispolti, Menna dei quali Sicoli condivideva le scelte critiche ma uno che ha anticipato la nozione di critica curatoriale con un modo di operare in un territorio difficile rimanendo nel luogo e senza fuggire altrove. Tonino è stato non solo il compagno di tante lotte culturali ma un riferimento per tutti noi che volevamo aprire strutture istituzionali, gallerie per l’arte contemporanea, Musei d’arte moderna alimentando il dialogo tra pubblico e privato e la circolazione dell’arte senza alcuna sudditanza rispetto ad altri luoghi dell’accadere dell’arte.
Tra Cosenza e Catanzaro era nato un laboratorio d’idee che fu anche un tentativo di misurarsi con le problematiche del territorio e mi riferisco soprattutto alla questione meridionale, al rapporto con il pubblico e le problematiche sociali. Ciò che interessava a noi giovani artisti e a Tonino come critico e compagno di viaggio era indagare sui bisogni e le domande degli abitanti dei paesi, dei piccoli centri rurali emarginati, la loro vita reale, le persone, i contadini, con chi non aveva avuto alcuna occasione di esprimere le proprie idee, confrontarsi, sapere. La finalità era di far prendere coscienza non solo delle problematiche dell’arte che per tutti noi erano anche sociali, antropologiche ed economiche, ma di aprire un colloquio sull’ambiente, i bisogni, le attese, i desideri. D’altra parte iniziò anche un’esperienza di rapporti e di dialogo con le stesse Istituzioni pubbliche, Comuni, Provincie e Regione per la creazione di spazi pubblici per l’arte contemporanea (musei, fondazioni e strutture miste fra Archeologia, paesaggio, territorio e arte e contemporanea).
L’attenzione alle problematiche sociali e antropologiche su cui quei giovani lavoravano con la loro ricerca, sperimentando itinerari di confronto originali è apprezzata ancora adesso. Era una volontà molto sentita in quel periodo, di un operare in profondità, in un’etica dell’agire in più contesti. Da una parte c’era la necessità di affrontare questioni comuni sul piano della riflessione estetica ed etica, dall’altra vi erano le politiche del territorio, l’ambiente, il paesaggio in una dialettica fra centro e periferia che sempre si rinnovava. La periferia, considerata marginale rispetto ai processi in corso di un’arte sempre più internazionalizzata poteva giocare un ruolo considerevole nelle dinamiche del mondo dell’arte anche in una condizione post-moderna del sapere così come si andava prefigurando dopo la pubblicazione del celebre libro di Lyotard. In questo senso non ci si sentiva più solo meridionali nei comportamenti e nelle logiche dei rapporti fra artista e Istituzioni pubbliche, ma impegnati in un processo di trasformazione, di liberazione sia rispetto alla riflessione teorica sia alle stesse pratiche dell’arte.
Questo caro Tonino lo sapevi bene e lo condividevi con noi, con entusiasmo e slancio che noi a volte chiamavamo giornalistico ma che in effetti era l’unico modo per essere presenti in una dimensione dell’arte sempre più centralizzata. A Roma nel 1983 questa condizione dell’artista che operava in territori isolati e ai margini dei potentati economici l’hai messa in evidenza con una mostra e un dibattito pubblico negli spazi del Centro Di Sarro proprio con quei critici che stimavi, Menna e Crispolti . La mostra dal titolo I Post-meridionali concludeva un ciclo di esperienze difficili e innovative sul territorio. Nel catalogo i testi di Menna e Crispolti ne testimoniavano la ricchezza e la consapevolezza.
Nel 1984 a Catanzaro nelle sale di Palazzo Galluppi, ex sede storica del Liceo Classico hai curato un’altra importane e singolare mostra dal titolo “Fall Out, aspetti della pittura internazionale senza centro né margini” con la quale l’esperienza maturata tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta trovava il suo compimento. Il senso di Fall-Out, fu proprio quello di dare respiro a un modo di fare arte che, pur partendo dai margini del sistema dell’arte come si andava profilando in quel periodo, riusciva a confrontarsi con i modi di un’arte sempre più internazionalizzata. Gli artisti che operavano in Calabria non avevano più alcuna soggezione rispetto all’arte dominante dei circuiti mass mediali dell’epoca e questo si deve al tuo acume inventivo, poetico interpretativo.
E’ trascorso tanto tempo da quegli anni eroici. Ognuno di noi è cresciuto sul piano professionale. Io mi sono trasferito nel 1985 a Milano e tu con Luigi Magli hai continuato a lavorare in quella terra difficile e ingrata che è la Calabria. Lo hai fatto con sagacia senza perdere l’entusiasmo e la tua linfa vitale. Sei arrivato a inventarti un museo come quello del Maon a Rende, il primo Museo in Calabria dedicato all’arte moderna e contemporanea con una visione storica e scientifica. Hai coinvolto critici importanti da Calvesi a Barilli fino a Bruno Corà. Con lui hai saputo organizzare una mostra singolare su opere inedite di Boccioni a Lugano. Noi abbiamo continuato a vederci sempre più spesso e tu hai cominciato a pensare che fosse arrivato il tempo per fare il salto e arrivare a Milano. Ma forse era troppo presto per te, così hai continuato a operare in quella dimensione difficile e anche senza risorse che continuava a essere la Calabria.
Poi tuo figlio Federico si è trasferito come medico chirurgo all’Umanitaria di Rozzano a Milano. Tu hai pensato sempre di più a una prospettiva di ricerca sempre più rivolta alle tendenze più recenti dell’arte contemporanea senza dimenticare il passato, la storia, le origini di quella dimensione che tu consideravi sempre legata alla Calabria. Ne abbiamo parlato diverse volte, così cono maturate due esperienze interessanti sul piano nazionale: la mostra Contributi al Novecento presso Palazzo delle Stelline a Milano che ha suscitato molto interesse e partecipazione di pubblico. e il libro Fiori all’occhiello edizioni Skira.
Stavi già male ed io ti dovevo spesso accompagnare nei tragitti faticosi per la mostra alle Stelline e presso la sede di Skira. Ne hai seguito da vicino tutte le fasi fino alla fine. Poi hai voluto che ti accompagnassi a visitare qualche Galleria. Sei venuto con me fino alla Galleria Battaglia, dove io tenevo una mia personale nonostante tu avessi grandi difficoltà a camminare. Sei stato sempre gioviale, attento, discorsivo e battagliero come sempre. Ti sei trasferito a Milano non solo per stare vicino a Federico come hai sempre pensato ma anche per stare vicino all’ospedale dove ti stavi curando. Sono venuto a trovarti a casa tua a Rozzano ma tu eri su una sedia a rotelle e già non riuscivi a parlare bene. Volevi che io andassi in vece tua ad incontrare Domenico Piraina direttore di Palazzo reale di Milano, per organizzare una proiezione video sul Maon.
La malattia ti aveva quasi paralizzato, ma continuavi a pensare alle prossime mostre. Io la sera mi sentivo con Luigi a Cosenza per fare il punto della situazione e continuare a sperare che tu ti riprendessi. Non ce l’hai fatta. Il Maon, i rapporti sociali. la scrittura sono stati sempre nei tuoi pensieri. Continuavi a mandare le immagini delle tue mostre, i tuoi articoli come a tener vivo un interesse che non si era mai esaurito.
Lentamente questa tua presenza in rete andava esaurendosi come si stava consumando la tua vita. Siamo rimasti noi a continuare il lavoro così tremendamente interrotto. Sono rimasti il Maon, gli amici, da Luigi Magli a Roberto Principe allo stesso Presidente del Maon a Giovanni, tutta la squadra che ti ha seguito con passione e stima. Sono loro, insieme a chi vorrà seguirci a continuare il tuo lavoro di critico, di curatore, di appassionato ricercatore. Intanto è da poco la notizia che il MIBACT ha accreditato il Maon, come Museo nazionale. Ti avrebbe fatto piacere saperlo e vedere riconosciuti tutti i tuoi sforzi per raggiungere un così prestigioso obbiettivo, ma non ce l’hai fatta. Ci siamo noi a proseguire il tuo lavoro. Ciao Tonino.
Immagini: 0 . Tonino Sicoli è con Bruno Corà, mentre presenta la mostra, Contributi al Novecento, Palazzo Delle Stelline Milano 1. Il luogo, la memoria, Cosenza, 1984, da sn: Correggia, Sicoli, Giuliana, Francomà, Magli. 2. Copertina catalogo, Dai margini l’arte, Luzzi, 1983. 3. Copertina catalogo, I post-meridionali, Roma, 1984 4, Silarte, conferenza da sn.. Sicoli, Magli il terzo da sn. Correggia, 1986 5 Tonino Sicoli al Maon in occasione della mostra personale di Correggia 2014 6 Al Museo del Presente, Cosenza, 2008 da sn Roberto Sottile, Sicoli, Antonio Battaglia, Correggia 7. All’inaugurazione di una mostra al Maon, Sicoli, con il sindaco e l’assessore alla cultura di Rende, 2014 8. Maon in occasione di una mostra, da sn. Gregoio Raspa, Sicoli, Correggia, il quarto da sn. Cosentino. 9. Sicoli, In occasione della mostra, contributi al Novecento Palzzo delle Stelline , Milano, 2017 10. In trattoria, dopo l’inaugurazione di una mostra, da sn Sicoli, Bruno Corà, Magli, Correggia 11. A Cosenza, Magli e Sicoli si abbracciano con affetto. 12 Ospedale Umanitaria Rozzano, da sn Vittoria Coen, Correggia, Sicoli, 2019 13 Con Federico insieme ad una cena a Milano, 2019 .