Wednesday, July 26, 2023

Il cambiamento climatico tra negazionisti e allarmisti

Un nubifragio ha colpito Milano la notte del 25 luglio alle ore 4,00. La città è stata devastata dalla forza del vento, dalla pioggia e dalle grandinate. Alle 8 del mattino molte strade erano bloccate dagli alberi caduti, spezzati, addirittura sradicati dalla furia del vento. Tegole sulle strade, automobili distrutte e sfondate. Questo era lo scenario allucinante che si presentava al mattino ai milanesi.
Al sud invece si continuava ad assistere al fenomeno opposto, un caldo tropicale, afa e incendi. Davanti a questi fenomeni estremi si continua con la solita cantilena televisiva e giornalistica. Tutto ciò è dovuto al cambiamento climatico o ad una situazione eccezionale di temperature impazzite peraltro già evidenti nelle statistiche climatiche del nostro pianeta? Insomma assistiamo ancora una volta ad una sceneggiata che evita di dire come stanno le cose e affrontare seriamente il problema dell’emergenza climatica dovuta alle attività umane. Già la conferenza sul clima delle Nazioni Unite nel 31 ottobre aveva chiarito che non era più possibile tergiversare sulle politiche ambientali e che bisognava intervenire subito. E allora perché oggi ne continuiamo a parlare cercando scuse e vie alternative che non sono alternative di alcunché invece di considerare seriamente il problema ?
Una larga parte dei cittadini illogicamente alimentata dalla politica di una certa destra irresponsabile e rissosa continua a pensare che ci sono sempre stati periodi caldi per il pianeta anche nel passato e, dunque, le temperature di oggi non sono nulla di speciale e perciò il cambiamento climatico è un problema inesistente, il che non fa che generare falsi miti e considerazioni statistiche che non sempre si dimostrano veri. Non vorrei entrare in questo agone già gonfiato in tutti i modi da negazionisti, generalisti e allarmisti televisivi ma solo ribadire la mia condivisione su quello che gli scienziati ormai da 30 anni continuano a dire sul cambiamento climatico e cercare di ragionare.
Le considerazioni intorno al peggioramento climatico non sono un’invenzione giornalistica o il solito pessimismo di una sinistra incapace che non giova al paese e alle imprese e alle prospettive di lavoro ma sono la semplice constatazione di quanto ormai gli scienziati vanno dichiarando da decenni e cioè che l’era industriale, lo sfruttamento delle risorse naturali e ambientali, hanno causato, già da tempo, gravi conseguenze sul clima aumentando considerevolmente la temperatura del pianeta. Nessuno oggi può essere in disaccordo, tranne quelli con i paraocchi, che rispetto al passato oggi inquiniamo molto di più, complice uno sviluppo industriale e tecnologico senza freni mai visto prima e che ha raggiunto tutti gli angoli del mondo.
Come porre rimedio? Certamente riducendo l’inquinamento, l’uso dei carboni fossili e del petrolio, l’emissione di CO2 nell’atmosfera con accordi internazionali che ne limitano l’uso. Ma ciò non basta. Occorre cambiare non solo i modi di intendere il progresso, il lavoro e il benessere da parte di chi ci governa scegliendo la strada di una riconversione industriale ed ecologica immediata, ma modificare i nostri stili di vita. Siamo una società fortemente legata ai consumi, ai prodotti pubblicitari, alle tendenze, alla moda, allo spreco e al denaro. Il successo sembra l’unica cosa a cui l’uomo sembra aspirare. E come lo si raggiunge se non depredando gli altri e purtroppo anche la natura e la terra stessa?
Siamo assillati non solo dal benessere ma dal denaro e del farlo come se ciò potesse condurci all’immortalità. Abbiamo bandito il pensiero, la spiritualità, la concentrazione interiore, la libertà d’essere con l’altro. Abbiamo contraffatto la stessa esistenza ad un mercimonio, se per esistenza intendiamo quel movimento che porta un esistente verso il Bene, il che non è, come scrive Levinas, una trascendenza attraverso la quale l’esistente s’innalza ad un’esistenza superiore». Per innalzarsi verso il Bene, non basta superare la nostra condizione finita per accedere a una forma d’esistenza più completa, addirittura infinita. Tale movimento di trascendenza consiste unicamente nel «cercare un rifugio» in un’altra regione dell’essere, permanendovi. Per questa ragione si deve compiere un gesto più radicale, che Levinas definisce con il neologismo «ex-scendenza [excendance] ». Con questo termine descrive il movimento che porta «al di là dell’essere», verso il «Bene, il tempo e la relazione con altri», con la terra, la natura, le altre specie.
Oggi la competizione economica, gli apparati multimediali hanno trasformato l’essere umano in un cliente da convincere, da tenere in pugno, da sfruttare aumentando la confusione babelica dei saperi individuali e collettivi. Nella dimensione cibernetica contemporanea insieme agli apparati di persuasione di massa, l’uomo non è l’altro che mi sta davanti e che mi invita a pensare, ma è diventato lui stesso una merce da scambiare. Egli è diventato cieco. Come si fa a interrompere questa catena del controllo globale del mondo? Il cambiamento climatico anche se ci sembra paradossale fa parte di questo intreccio nefasto fra sviluppo, mercato finanziario, cibernetica, commercio del visibile e mercato dello sguardo.
Se vogliamo fermare l’aumento delle temperature nell’atmosfera e cambiare la tendenza distruttiva del clima dobbiamo intanto smettere di discreditare il nemico con false interpretazioni senza ragionare e seminando odio. Poi cercare di cambiare per prima le nostre abitudini di vita a partire dai nostri gesti quotidiani. Occorre rinunciare al superfluo, all’eccessivo a ciò che non è necessario, fare a meno del lusso e delle nostre ambizioni personali che non tengono conto dell’essenziale. Bisogna guardare alla natura come a un bene prezioso e inalienabile e non guardarla con finalità utilitaristiche, commerciali di un turismo di massa spettrale.
Continuare a fare infiniti ed inutili selfie sulla nostra vita, nei nostri viaggi e su ciò che accade non serve a niente, né alla nostra esistenza né a quella degli altri se non al nostro narcisismo. Mentre continuiamo a girare, anche quando non ne abbiamo bisogno, con le nostre automobili gli smartphone di ultima generazione, non riusciamo ad avere coscienza di dove stiamo e dove stiamo andando. È proprio la coscienza individuale e collettiva che abbiamo perso nei circuiti dei nostri cellulari, negli schermi di realtà aumentata. Lo sviluppo tecnologico ha messo in campo meccanismi di seduzione e di dominio inimmaginabili. È difficile sottrarsi all’organizzazione scientifica tecnologica e mediale del mondo dei consumi e della concentrazione delle ricchezze.
Non dico che bisogna rinunciare completamente ai consumi, agli algoritmi, all’intelligenza artificiale ma solo che bisogna essere più parchi, più discreti; accompagnare tale sviluppo con scelte etiche, con una morale planetaria che sappia fare bene all’uomo e al pianeta. Senza un registro etico e responsabile, una riconversione dei valori, una finalità rivolta al bene questa poltiglia di tecnica, pubblicità, divertimento, comunicazione e media televisivi ci porterà al disastro.
Siamo un mondo votato alla distruzione tanto da non sapere neppure comprendere i messaggi che la natura con la sua forza illimitata continua a offrirci? No, forse non stiamo andando verso la distruzione, o meglio, non ancora. Ci sono ancora dei margini di possibilità, di comprensione vera del problema. Intanto per prima cosa bisogna saper comprendere dove è andata a finire quella che un tempo si chiamava coscienza, risveglio etico. Saperla trovare in noi stessi, interrogarla e farla diventare natura di tutte le cose di quelle finite e di quelle infinite. Ritrovare come dicevano gli antichi il molteplice nell’uno, l’altro in noi stessi e il noi nell’altro, saper rinunciare all’effimero, al superfluo, saper limitare la nostra voglia sconfinata di possesso. È da qui che dovremmo ripartire.
Immagini: Foto dal mio cellulare e alcune mie opere pittoriche.