La
morte di Papa Francesco mi ha molto addolorato. Ho visto nella sua morte la mia,
non per un processo di identificazione, ma per qualcosa che riguarda la
memoria, gli anni che passano, la stessa storia. Forse anche il come è morto,
stroncato da un Ictus cerebrale ha ricordato tanto il mio di anni fa, che per
fortuna non ha avuto conseguenze letali. Come non pensare che questo Papa per
tutti noi e non solo per me abbia rappresentato la dimensione del dolore, della
sofferenza? Forse è veramente l’ultimo Papa della storia. Il richiamo alla pace, la denuncia al
capitalismo sfrenato, alle industrie delle armi, il suo essere fino all’ultimo insieme
ai sofferenti, ai bisognosi, agli ultimi di questo mondo, non sono stati solo
un messaggio ripetuto fino alla fine ma un bisogno, un avvertimento, un invito
a rinunciare ai beni superflui, alle vaghezze esistenziali, allo spreco, alla
menzogna prima che il nostro pianeta imploda. Ho molto riflettuto sul ruolo dei
media in questo momento storico così particolare, pieno di conseguenze
imprevedibili e mi sono convinto che ancora una volta i media stravolgono la
realtà uniformando tutto alla banalità, alla mediocrità, ad un universo di
speculazioni meramente prive di fondamento. Ognuno ha detto la sua, rendendo
l’essenziale evanescente, la verità taciuta. È ritornato il ritornello
martellante della condanna di Israele per i bombardamenti su Gaza che il Papa avrebbe
pronunciato con parole dure ignorando la sua condanna altrettanto vigorosa dei
terroristi di Hamas che hanno ancora nelle loro mani gli ostaggi catturati il 7
ottobre 2023 dopo aver barbaramente ucciso 1194 civili e militari. Per i media quei
terroristi sono improvvisamente diventati dei bravi ragazzi. L’antisemitismo
continua ancora ad aleggiare sulle nostre teste come un cancro inestirpabile.
Anche le riflessioni critiche del Papa sul
pericolo dell’intelligenza artificiale e sugli algoritmi sono state quasi sottaciute,
rese superflue dalla fiducia cieca verso le tecnologie. Tutto è diventato industria pubblicitaria, standardizzazione
del consenso, interpretazione strumentale perfino della morte quando essa
appare. L’ultimo papa della storia ha insistito con le parole e i suoi gesti a
prendere atto della catastrofe immanente se non facciamo qualcosa, se i nostri
comportamenti continuano ad essere illogici, senza nessun riguardo verso la
natura e il creato. Si, debbo confessare che la morte del Papa è stata per me
come precipitare in un torrente in piena senza potervi uscire. Mi ha lasciato
l’angoscia verso un futuro che non solo appare incerto ma privo di una possibile speranza. Questo mondo non cambia o meglio non ne è
capace. L’ipocrisia degli uomini ancora una volta ha avuto il sopravvento sul
dolore e sulla pienezza del suo messaggio. Mi rimane il volto del Papa prima
della sua morte lacerato dal dolore e dallo sconcerto per non aver potuto
fermare, non solo le guerre in corso, ma ciò che sta dietro la loro logica.
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