Thursday, January 9, 2025

La Grande Brera e le mini-case di lusso a Milano.

 


Francesco Correggia 

Milano ha imboccato ormai da anni la strada della esagerazione senza porsi dei limiti. Così assistiamo ad una serie di eventi, mostre, inaugurazioni, passarelle di tutti i tipi, tutte grandi, tutte fuori dall’ordinario senza che qualcuno possa spiegare cosa sia l’ordinario rispetto all’eccezionale, l’estetica della città rispetto a quell’altra estetica, quella della verità. Oramai in questa citta assistiamo al tutto pieno, al mito della bellezza, al glamour, all’eccesso, alla invadenza professionale, alla celebrazione senza porsi alcuna domanda se tutto questo sia giusto, se corrisponde alla realtà delle cose, se ha a che fare con l’umano procedere? Si fa finta di niente e si risponde evasivamente, la città cresce, la crisi abitativa non c’è e anche se ci fosse è normale che ci sia, considerando l’attrazione che questa città ispira ai giovani professionisti, agli studenti e adesso anche ai turisti, al richiamo della moda, al design. Se li affitti sono alti, bene, vuol dire che quelli che non se lo possono permettere possono fare i pendolari andando a vivere fuori Milano. D’altronde è il mercato a dettare le regole del gioco e ciò giustifica l’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti. Lo spettacolo è salvaguardato; evviva lo spettacolo. Quanto di più falso e irragionevole pensare ad un mondo spettacolarizzato e inconsapevole, schiavo di desideri indotti, invaso da turisti, da una finanza selvaggia, da un narcisismo esasperato e fuori da ogni logica se non quella del profitto a tutti i costi.

                                                 La grande Brera
                                           

È inutile fare il confronto con la Milano di un tempo che certo era una città imprenditrice, con una vocazione industriale, dedita al commercio ma almeno aveva spazi, possibilità di cambiamento, promuoveva imprese culturali. Non c’era la grande Brera ma c’era Brera. Un luogo dove sono cresciute generazioni di artisti.  Era in luogo dell’avventura poetica esistenziale, dove gli artisti, i poeti s’incontravano, discutevano. Era appunto un vero luogo con una sua estetica un suo progetto etico. Non basta dire che non è più così. La Grande Brera è da anni che se ne parla, fin dagli anni settanta. Ora arriva in ritardo e non basta a dare uno slancio culturale al quartiere che ormai è diventata un’isola turistica e modaiola. Il mondo cambia e anche Milano è cambiata con tutte le problematiche che appartengono ad un mondo globalizzato, dominato dalla tecnica e dal lusso come in fondo sono tutte le capitali del mondo. La globalizzazione ci ha appiattiti ad un sistema unico, ad un pensiero unico.  E allora? Suonerebbe la risposta di chi vede un progresso, un movimento ininterrotto di possibilità in una città che si è al contrario denaturata, che si è appiattita a mere logiche di profitto, in ogni settore perfino nel rendere grandi e  lussuose le topaie, una città che è diventata brutta proprio puntando sul lusso. Là dove prima c’era condivisione, sostegno, comprensione, etica ora c’è solo sfruttamento, speculazione, guadagno immediato. Cos’è accaduto siamo tutti impazziti? La tecnica mostra la sua vera natura. Siamo stati tutti inghiottiti dagli schermi, schermini, da monolocali ridotti, da box, intercapedini? È probabile.

                                            Vittore Carpaccio , Visione di Sant'Agostino

Non c’è più spazio. Spazio caret diceva Sant’Agostino. Ex illo ergo, quod nondum est, per illud, quod spatio caret, in illud, quod iam non est. Quid autem metimur nisi tempus in aliquo spatio? E cioè: Da ciò che ancora non esiste, attraverso ciò che manca di spazio, a ciò che non esiste più.  Ma cosa misuriamo in uno spazio se non il tempo? Siamo quindi assistendo ad una logica drammatica di sottrazione, ad una involuzione dell’esistenza umana, ad una limitazione del corpo, ad una morte di lusso.  Milano, la capitale della moda e del design ha occupato tutti gli spazi perfino quelli dell’altra estetica e della stessa etica che ormai non si sa più cosa sia.

                                          La grande Brera

E veniamo ad uno di quegli aspetti non secondari della dimensione umana e moderna e cioè la casa, la ricerca di una possibilità abitativa.   Di chi è questa responsabilità di un aumento indiscriminato dei prezzi? Un monolocale di appena 14 metri quadri, con un canone mensile di 850 euro è semplicemente vergognoso. Il piccolo spazio, che include un ingresso, una cucina e un letto, privo di finestre, solleva non solo interrogativi sulla vivibilità e sul valore degli affitti nella capitale economica italiana, ma porta con sé anche una responsabilità nuova sul rapporto fra cittadini e ambiente, cittadini e politica, pubblico e privato, politica e morale. Di chi la colpa di questo aumento indiscriminato dei prezzi, degli immobiliaristi che ormai soffocano Milano, dei proprietari assetati di guadagni, degli Architetti, della finanza immobiliare, dello stesso mercato?

                                            Monolocale a Milano

Uno sviluppo deve sempre accompagnarsi a un’etica altrimenti è solo menzogna, sfruttamento. Che cosa dobbiamo dire che Milano non ha più una sua etica? È con il sostantivo grandezza che si misura lo sviluppo di una città? Grandezza rispetto a che cosa? Occorrerebbe una nuova responsabilità civile, etica, discorsiva e politica. Le stesse nuove potenzialità dell’agire esigono nuove regole dell’etica oltre che di una nuova estetica e forse perfino di una nuova responsabilità. Essa entra in scena in quanto istanza regolatrice di ogni agire sotto la guida del bene e del lecito. Responsabilità vuol dire saper rispondere alle domande essenziali dei cittadini, saper rispondere alle necessità ineludibili di una comunità, cercare una risposta. Se la politica ha da tempo abbandonato ogni valore di responsabilità etica, ciò non vuol dire che dobbiamo rinunciarvi. Il principio etico dal quale la dimensione valoriale trae la propria validità, suona: non si deve mai fare dell’esistenza o dell’essenza dell’uomo una posta in gioco nelle scommesse dell’agire economico senza equilibrio e del mercimonio.

                                            Vito Acconci, senza titolo

L’attività illimitata del moderno è semplicemente ripetizione, che conduce l’uomo lontano da se stesso, verso una città animale, un perfetto e definitivo formicaio. Quel metodo che ha reso l’uomo moderno non una realtà cristallizzata, bensì un sistema di riferimenti capace di costruire un’armonia fra le differenze, in primo luogo fra le differenti facoltà che vivono all’interno dello spirito stesso, cioè fra sensibilità e intelletto, tra ragione e retorica, tra descrizione e decostruzione è andato distrutto. Lo spazio simbolico, dove ciascuno ha indubbiamente la propria rete di rinvii immaginativi e affettivi, connessi alle singole esperienze e alle loro forme di vita, la singolarità dei vissuti non può dimenticare di doversi fondare su “costanti di senso”, che siano cioè comuni e condivisibili.

                                            Damien Ortega, Biennale di Venezia

È in questo senso che la casa è uno di quei diritti dell’essere umano che gli consentono di esistere, di sentirsi un cittadino libero e consapevole. Uno di quegli spazi che mette insieme cultura e memoria.  La casa, dunque, non è solo uno spazio ridotto all’osso dove si specula nel nome del lusso o di una vicinanza all’Università o alla Grande Brera ma un abito, uno spazio simbolico, aperto dove si misura l’equilibrio delle nuove responsabilità, l’orizzonte e la verticale e non un loculo. È proprio ciò che deve essere tutelato nell’interesse sia del proprietario che dell’affittuario; nell’interesse di tutti. Non è solo l’affittuario che deve dare delle garanzie economiche e sociali ma anche il proprietario nel nome dell’onestà e del diritto pubblico, nel nome di quell’etica a cui ci siamo richiamati. Accorrerebbe una specie di codice etico condiviso ma in questo senso che fa il grande Comune di Milano? Si silenzia o meglio fa finta di niente, si volta dall’altra parte oppure si richiama ai numeri, nuove case, nuovi edifici per gli studenti, i giovani, grande futuro per tutti mentre le file dei disperati aumentano.

                                           Celebre immobiliarista a Milano

L’ultima mini-casa di lusso meneghina viene mostrata nel corso del programma Zona Bianca. È l’ennesima follia di una Milano che tocca il fondo giocando al rialzo sul prezzo degli affitti. Una speculazione che colpisce studenti e lavoratori a tempo determinato in primis, ma che si ripercuote sulle famiglie e sulla difficoltà di trasferirsi. Chi propone l’abitazione in affitto la mostra nel corso del programma di Rete 4: si tratta di una stanza di 19 metri quadri (con bidet). Nei pensili della cucina di 2 metri e venti c’è lo scaldabagno, mini lavatrice e mini lavastoviglie e anche macchina del caffè. C’è un piccolo tavolo allestito per due persone, una finestra con vista sulle case d’epoca di milano, un divano a due posti che diventa anche letto, due armadi e un bagno senza finestra con mini-sanitari e box doccia, manca solo una bara per andare nell’altro mondo, ma su questo ci penserà Elon Musk .

Francesco Correggia, olio su tela, Kant il cielo stellato sopra di me
l'uomo morale dentro di me





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