Monday, March 2, 2020





A proposito del Coronavirus

 


Un’irrazionalità profonda e senza ragione si è impossessata di tutti noi. Non vi è dubbio che il contagio del coronavirus sia temibile e pericoloso ma al contempo esso ci fa riflettere circa la reazione ondivora, cangiante e mutante che lo stesso virus ha diffuso nel nostro paese. L’intelligenza e la capacità di discernimento dovrebbero prevalere sull’irrazionale, sull’ondata di panico  ma non è stato e non è  così. Certo ciò che si mette in gioco con l’apparire del virus è l’incapacità dei nostri media di raccontare con discernimento quello che sta accadendo senza giungere a conclusioni affrettate e prive di fondamento. Ma ormai  si sa i media fanno questo, fanno notizia, spettacolo, confondono, vagheggiano, a volte  fanno ombra alla verità..
Come qualcuno comincia a dire sono gli scienziati, gli specialisti che devono dirci qualcosa,  su come proteggerci, come non rimanerne contagiati e soprattutto come uscirne. Sono loro che vanno ascoltati, seguiti, senza peraltro abbandonare i filtri dell’intelligenza critica e della valutazione oggettiva che ognuno di noi dovrebbe portare con sé.

 

Sembra invece che tutto l’apparato di protezione civile, dei servizi sanitari, della macchina amministrativa, delle stesse istituzioni di governo nazionale e regionale stiano andando in frantami e che le persone  reagiscano  a questo contagio  in maniera irragionevole. I messaggi sono contrastanti. Si è passati da una  settimana all’altra da  dichiarazioni rassicuranti del nostro presidente del consiglio del tipo: “Non c’è pericolo per il nostro paese, siamo pronti ad affrontare l’emergenza” a dichiarazioni diametralmente opposte:  “ Il pericolo è reale, i provvedimenti devono essere decisi, c’è la preoccupazione che il nostro sistema  sanitario non riesca a far fronte all’emergenza nazionale”. 

 

Non solo ma le nostre reti televisive di cui questo paese è estremamente  ghiotto e schiavo fanno a gara a creare ulteriore panico, con notizie a volte inesatte,  chiamando ad intervenire sulla questione non seri virologi professionisti ma giornalisti, opinionisti,  teatranti, addirittura conduttrici di programmi di ascolto per cui siamo costretti ad assistere alla stessa sceneggiata rituale che ormai in questo paese si consuma con un rituale identico, osceno, violento a scapito della verità, della moderazione, del ragionamento .

 

Certo la comunicazione e la globalizzazione sono importanti per scambiare informazioni, protocolli sperimentali, intese e provvedimenti comuni e riuscire così  a limitare la diffusione del virus con provvedimenti concertati  ma al contempo sono proprio i media globalizzati a montare in maniera del tutto innocente la catena di panico, di paure quasi antiche come se l’epidemia possa in qualche modo determinare una specie di catastrofe mondiale, incontrollabile. 

 

In questo caso sembra che siano proprio gli scienziati, coloro che combattono in prima fila, i medici virologi che ci rasserenano dicendo la verità, almeno quella accertata  su questo virus riportando scientificamente dati e modi di difesa personale contro l’attacco del coronavirus. Certo esso agisce in maniera subdola, con tempi differenti da nazione a nazione, da regione a regione da persona a persona e non è facile trovare l’antidoto giusto se non con un lavoro interminabile di ricerca e sperimentazione.

 

Occorre dire che qualche falla esiste nel nostro eccezionale  e inattaccabile  sistema  sanitario del quale quello lombardo è al primo posto per bontà dei servizi ospedalieri, efficacia e trattamento dalle malattie infettive. Dobbiamo purtroppo scoprire  che i ricercatori,  operanti negli ospedali di malattie infettive, sono pochi e sottopagati, lavorano a ritmi serrati, che i medici sono insufficienti, è di questi giorni la notizia che si sta pensando di richiamare i medici pensionati per far fronte all’emergenza, i reparti non sono sufficienti ad accogliere tutti i possibili contagiati. Le scorte di  mascherine, l’amuchina poi  si sono esaurite  e non si sa come reperirle e intanto cresce il mercato nero degli stessi prodotti che improvvisamente ricompaiono venduti a prezzi esorbitanti da personaggi inquietanti, improvvisati commercianti della paura.  Come, non doveva tutto funzionare a meraviglia, non dovevamo stare sereni?

 


Invece accade che:
Il panico si è diffuso dappertutto, I supermercati sono stati presi di assalto e solo ora stanno tornando alla normalità, I teatri, i musei, le scuole, le università, chiusi per più di una settimana poi non si sa;  le attività sportive, ricreative e culturali sospese. Le persone chiuse in casa, le strade vuote quasi in attesa di un’apocalisse imminente.  Indubbiamente si fa bene a intervenire drasticamente nei luoghi dove è più possibile il contagio, limitarne la diffusione risalire ai portatori.   Le decisione adottate possono, dunque, dirsi giuste anche se non sono del tutto adeguate alla situazione. Per esempio le Istituzioni culturali e museali, non andrebbero mai chiuse. Esse sono la storia, l’anima di questo paese. Sarebbe bastato controllare i flussi dei visitatori  e le orde del turismo serfista all’arrembaggio dei musei  ma questo andrebbe fatto anche in periodi normali senza aspettare l’arrivo del virus.  Ancora una volta in questo paese anche su questo argomento l’irrazionalità è tanta e la cagnara televisiva monta a dismisura.
Vale la pena ora soffermarci sulle conseguenze che il  Corona virus e   il rischio di contaminazione portano con sé. Se ascoltassimo di più gli esperti capiremmo che le misure intraprese potrebbero, oltre che a difenderci dal virus, consentirci di cambiare abitudini e comportamenti erronei rispetto all’ambiente in cui viviamo e a farci riflettere maggiormente sulla nostra posizione rispetto nel mondo. 

 


Le strade sono deserte e dopo l’assalto ai supermercati sembra  stia tornando la calma. Alla follia iniziale si sta sostituendo un’apparente calma. Il Virus ci sta forse  costringendo   a prenderci cura del sé , a trovare un  momento di raccoglimento nelle nostre vite inacidite dallo stress, dal rumore, dalla folla, dallo smog ?   Pensare al senso della propria vita in un momento come questo sarebbe    inaspettatamente efficace, quasi prodigioso. La paura dell’infezione e lo stesso coronavirus ci costringono a ripensare ai nostri comportamenti , ci impongono una riflessione, un ripensare al senso della nostra esistenza, del nostro rapporto con gli altri. Non è questo un modo per riuscire a debellare la paura e la follia che ci intrappolano ?

 

Il germe che si diffonde inopinatamente nell’aria  superando qualsiasi barriera  ci induce  a pensare   che siamo esposti, vulnerabili, esseri senzienti ancora indifesi.  E non è forse questo pensiero che ci rende consapevoli e anche più forti dello stesso virus ?   Il nesso fra il morbo virale e la guarigione è indelebile ma potente. La salvezza sta ancora in noi, nel prendersi cura della nostra interiorità, in silenzio,  con sacrificio e rinuncia, nel sapere fare a meno degli eccessi. 

 
 
Bisogna quindi  apprezzare  i momenti di  solitudine, imparare a pensare come se fossimo già in una gabbia o forse nella stessa caverna platonica da cui dobbiamo liberarci. Imparare a mettersi a distanza di almeno un metro non solo dalle   persone che potrebbero essere portatori sani del virus e quindi contagiosi  ma anche dalle cose, dall’eccesso, dallo sviluppo sfrenato. Evitare le folli e gli assembramenti  e adottare norme igieniche sane come il lavarsi  le mani ogni volta che entriamo a contatto con ambienti virtualmente contagiosi sono  elementari norme di comportamento civile.  Mettersi a un metro di distanza dalle persone che ci sono accanto, non tossire in faccia a qualcuno, non assumere atteggiamenti fintamente sociali verso gli altri, evitare di stringere la mano e baciarsi non è poi così difficile e grave, tanto si sta da soli anche quando ci si abbraccia fisicamente in una stretta vicinanza e in una falsa comunanza.

 

Forse bisogna ripensare alle categorie e ai modi di fare che fino ad oggi ci hanno caratterizzato, cambiare abitudini. Insomma cambiare senza per questo cadere nella trappola della  paura e della follia. Certo la paura è comune a tutti ma è anche vero che esistono diversi modi di avere paura e di superarla  in ogni essere umano. Che cosa bisogna fare per trasformare l’angoscia in possibilità di rinascita ?  Ridare senso al mondo anche in questa terribile contingenza, ridare senso soprattutto alla vita, saper guardare meglio, avere attenzione verso noi stessi e gli altri, ma anche verso le parole che diciamo e pronunciamo, senza pensarci, senza nessun freno come se il parlare e il dire fossero come una liberazione, un’espressione senza controllo del proprio sé, senza una distanza,  proprio come un virus che si diffonde.     

 
       
Viene  da pensare che molte cose che sappiamo di questo paese e anche di questo mondo globale non sono vere, che la questione è ancora una volta strutturale, culturale e la ragione è esiliata, messa in quarantena. L’esplosione della disuguaglianza , la dignità delle persone  la finanza speculativa, l’ambiente, i cambiamenti climatici non sono spariti, sono ancora lì a chiamarci in causa,  siamo noi i responsabili del disastro che ci sta attorno. 

 

L’economia sociale, l’ambiente, l’inquinamento, sono come macigni nell’esistenza della nostra e di tutte le altre   specie.  Forse infine siamo proprio noi il Virus peggiore che circola nel pianeta distruggendo con ferocia ogni cosa  e senza nessun rispetto della natura e dell’ambiente e non il coronavirus. Basterebbe forse solo pensarci…..         
 

Immagini:
1  Francesco Correggia versus futurismo,   2020
2  Ai Weiwei,  Tate modern, 2010 
3   Cai, Guo Quiang Burning Man-Cai, 2017
4  Michele Rovner current toledo,  2015
5   Immagine di un supermercato   svuotato      
6  Se alcuno vi aggiunge qualcosa….. dal libro l’apocalisse di San Giuvanni
Mieke Bal dal film Reasonable Doubt, 2016
El Anatsui, Bleeding Takar , 2007
Neo  Rauch Der Blaue, Fisch 2014
10  Kara Walker, They might be-guilty of something 2017
11  Museo del Novecento
12   Douglas Gordon, The Making of Monster, 1996
13  Thierry De Cordier, Grand Nada , 2017
14 Francesco Correggia, in occasione della sua personale  Try this Lens, Galleria    Antonio Battaglia, 2020

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