Tuesday, April 22, 2025

La morte di Papa Francesco

 




La morte di Papa Francesco mi ha molto addolorato. Ho visto nella sua morte la mia, non per un processo di identificazione, ma per qualcosa che riguarda la memoria, gli anni che passano, la stessa storia. Forse anche il come è morto, stroncato da un Ictus cerebrale ha ricordato tanto il mio di anni fa, che per fortuna non ha avuto conseguenze letali. Come non pensare che questo Papa per tutti noi e non solo per me abbia rappresentato la dimensione del dolore, della sofferenza? Forse è veramente l’ultimo Papa della storia.  Il richiamo alla pace, la denuncia al capitalismo sfrenato, alle industrie delle armi, il suo essere fino all’ultimo insieme ai sofferenti, ai bisognosi, agli ultimi di questo mondo, non sono stati solo un messaggio ripetuto fino alla fine ma un bisogno, un avvertimento, un invito a rinunciare ai beni superflui, alle vaghezze esistenziali, allo spreco, alla menzogna prima che il nostro pianeta imploda. Ho molto riflettuto sul ruolo dei media in questo momento storico così particolare, pieno di conseguenze imprevedibili e mi sono convinto che ancora una volta i media stravolgono la realtà uniformando tutto alla banalità, alla mediocrità, ad un universo di speculazioni meramente prive di fondamento. Ognuno ha detto la sua, rendendo l’essenziale evanescente, la verità taciuta. È ritornato il ritornello martellante della condanna di Israele per i bombardamenti su Gaza che il Papa avrebbe pronunciato con parole dure ignorando la sua condanna altrettanto vigorosa dei terroristi di Hamas che hanno ancora nelle loro mani gli ostaggi catturati il 7 ottobre 2023 dopo aver barbaramente ucciso 1194 civili e militari. Per i media quei terroristi sono improvvisamente diventati dei bravi ragazzi. L’antisemitismo continua ancora ad aleggiare sulle nostre teste come un cancro inestirpabile.

 Anche le riflessioni critiche del Papa sul pericolo dell’intelligenza artificiale e sugli algoritmi sono state quasi sottaciute, rese superflue dalla fiducia cieca verso le tecnologie.   Tutto è diventato industria pubblicitaria, standardizzazione del consenso, interpretazione strumentale perfino della morte quando essa appare. L’ultimo papa della storia ha insistito con le parole e i suoi gesti a prendere atto della catastrofe immanente se non facciamo qualcosa, se i nostri comportamenti continuano ad essere illogici, senza nessun riguardo verso la natura e il creato. Si, debbo confessare che la morte del Papa è stata per me come precipitare in un torrente in piena senza potervi uscire. Mi ha lasciato l’angoscia verso un futuro che non solo appare incerto ma   privo di una possibile speranza.  Questo mondo non cambia o meglio non ne è capace. L’ipocrisia degli uomini ancora una volta ha avuto il sopravvento sul dolore e sulla pienezza del suo messaggio. Mi rimane il volto del Papa prima della sua morte lacerato dal dolore e dallo sconcerto per non aver potuto fermare, non solo le guerre in corso, ma ciò che sta dietro la loro logica.